Disturbo ossessivo compulsivo post partum

DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO POST PARTUMDisturbo Ossessivo Compulsivo Post Partum

Il disturbo ossessivo compulsivo nel post partum è caratterizzato da sintomi estremamente invasivi per la madre.

Può manifestarsi in due diversi modi:

1 – La sintomatologia si fonda sulla preoccupazione eccessiva che possa accadere qualcosa di grave al proprio figlio a causa della propria distrazione o negligenza. Questo può portare il genitore a mettere in atto numerosi controlli per assicurarsi che il figlio stia bene e si stia compiendo le azioni nel modo corretto. I momenti in cui però la madre non sta facendo qualcosa per il figlio, come per esempio nel momento della nanna, subentra subito il pensiero che si fonda sul “E se qualcosa di terribile sta accadendo”, come può essere il soffocamento in culla o la Sids, che spinge la madre a controllare la posizione e il respiro del figlio durante il sonno. Le preoccupazioni tendono ad invadere la mente della madre tutta la giornata, con contenuti che portano con sé scenari sempre più drammatici, come il pensiero di non aver pulito abbastanza bene il biberon e quindi di poter aver avvelenato il proprio figlio o di poterlo ustionare facendogli il bagnetto con la temperatura dell’acqua troppo calda.
La madre rimane sintonizzata tutto il giorno sul pensiero che qualcosa di terribile possa accadere a suo figlio per colpa sua, per non avere fatto abbastanza, questo la porta a compiere continue azioni di controllo che tentano di neutralizzare il pensiero catastrofico.

2 – I pensieri del genitore sul figlio hanno una connotazione indesiderata ed intrusiva, come la paura di sentirsi eccitati sessualmente dal proprio figlio o come la paura di fargli del male (per esempio buttarlo giù dalla finestra). Il pensiero ossessivo si fonda sulla paura di fare qualcosa di brutto al figlio intenzionalmente, spinti dalla perdita di controllo del proprio ruolo genitoriale e del buon senso umano.
I contenuti mentali sono sentiti come disgustosi ed egodistonici.
In realtà, il genitore con disturbo ossessivo compulsivo post partum, non ha alcuna intenzione o desiderio di nuocere al proprio figlio, è la comparsa del pensiero minaccioso stesso che lo porta a spaventarsi per il solo fatto di averlo pensato. Da qui viene fatta la valutazione che questo pensiero nasconde un desiderio irrefrenabile che nella realtà potrebbe portarlo a compiere azioni che non vorrebbe compiere. Questo porta a evitare le situazioni che elicitano il pensiero intrusivo o che sono reputate a rischio di commettere l’azione pensata.
In questo caso il pensiero è reputato disdicevole, inappropriato e moralmente vergognoso. Il genitore prova un forte disgusto verso se stesso per il solo fatto che contenuti infanticidi o a sfondo sessuale siano entrati nella sua mente e questo è talmente intollerabile che fa di tutto per eliminare questi contenuti, con il risultato di rimanere sempre sintonizzato sul pensiero “di non pensare”.

In entrambe le tipologie di pensiero ossessivo, la caratteristica in comune è che i contenuti mentali condizionano potentemente la relazione con il figlio. Ossia, vengono messe in atto azioni di controllo (compulsioni) e di evitamento di situazioni reputate a rischio di perdita di controllo.
La madre può arrivare a togliersi da una grossa parte di azioni di accudimento del figlio, delegando ad altre figure il proprio ruolo.
Il senso di responsabilità è fortemente legato a questo disturbo. L’idea di fondo è: “Sono responsabile di tutto ciò che accade al bambino. Devo avere tutto sotto controllo”, legata alla paura di non essere in grado di assolvere a questa responsabilità.

I pensieri maggiormente comuni nel disturbo ossessivo compulsivo post partum sono:

Paura di essere spinti da un impulso indesiderato a fare del male o a uccidere il proprio bambino;
Paura di picchiare o scuotere a morte proprio figlio;
Paura di soffocare proprio figlio;
Timore che si possa perdere il controllo e annegare il bambino durante il bagnetto o buttarlo giù da una rampa di scale;
Timore che si possa segretamente desiderare di molestare il bambino;
Paura di toccare sessualmente il proprio bambino;
Paura di essere sessualmente attratti dal proprio bambino;
Paura di non sterilizzare tutto perfettamente e quindi di procurare danni irreparabili alla salute del figlio;
Paura di esporre il bambino a sostanze tossiche (come prodotti per l’igiene della casa);
Paura di non controllare abbastanza il proprio bambino e quindi possa morire (ad esempio per SIDS).

Il problema aggiuntivo di questo disturbo è che la madre spaventata da questi sintomi se ne vergogna, tende a chiudersi e a non parlarne con nessuno, reputandosi una madre indegna e folle. Inoltre tende a interpretare il pianto del bambino (che nei primi mesi è il suo modo per comunicare qualsiasi cosa) come una conseguenza della propria inettitudine e incapacità.

In questi casi è importante che la madre prenda consapevolezza di aver bisogno di un aiuto per poter avere la possibilità di vivere la maternità in modo più funzionale. In questi casi, a volte, possono bastare dei semplici accorgimenti per ridurre l’ansia e ritrovare con il tempo il proprio nuovo equilibrio.

 

Se vuoi ricevere maggiori informazioni, puoi contattare la Dott.ssa Michela Andreoli dello Studio Psicoterapia Cognitiva a Brescia, telefonando al 3355787099 o inviando una richiesta tramite il form.

 

Benessere femminile
dall’infertilità alla maternità
Progetto promosso da Studio Psicoterapia Cognitiva